Al referendum del 17 Aprile votiamo e votiamo SI’

Al referendum del 17 Aprile votiamo e votiamo SI’

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Assieme ad amici amministratori reggiani del Partito Democratico abbiamo scritto un appello al voto per il SI’ al referendum del 17 Aprile, tuteliamo i nostri mari e investiamo sulle rinnovabili. 

 

Per la prima volta nella storia della Repubblica, il prossimo 17 aprile gli elettori italiani saranno chiamati a votare a un referendum richiesto dalle regioni, invece che – come di solito avviene – tramite una raccolta di firme.

Il 17 Aprile saremo chiamati a votare per la salvaguardia dei nostri litorali, una consultazione per decidere se vietare il rinnovo delle concessioni estrattive di gas e petrolio per i giacimenti entro le 12 miglia dalla costa italiana.  Sono 9 le assemblee regionali che hanno chiesto il referendum: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise dopo che una raccolta di firme per presentare il referendum era fallita lo scorso inverno.
Nel referendum si chiede agli italiani se vogliono abrogare la parte di una legge che permette, a chi ha già ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento.

Il referendum non dà la possibilità di compiere nuove trivellazioni oltre le 12 miglia e nemmeno la possibilità di cercare e sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma perchè ciò è già vietato dalla legge. Una vittoria dei sì al referendum però impedirà l’ulteriore sfruttamento degli impianti già esistenti una volta scadute le concessioni (tra il 2017 e 2027).

Non si capisce perché le compagnie petrolifere debbano godere di una normativa speciale che non vale per nessun altro tipo di concessione.  Dare una fine certa alle concessioni è una regola comunitaria perché si tratta di beni comuni. Per estrarre petrolio le compagnie devono versare dei “diritti”, le cosiddette royalties. Ma per trivellare i mari italiani si pagano le royalties più basse al mondo: il 7% del valore di quanto si estrae.

Ventuno delle sessantasei concessioni estrattive marine che ci sono oggi in Italia si trovano entro le 12 miglia marine. Tra queste due sono sulle coste dell’Emilia-Romagna. Si tratta di impianti vecchi, per lo più costruiti negli anni Settanta e a fine vita. Se al referendum dovessero vincere il sì, gli impianti delle 21 concessioni di cui si parla dovranno chiudere tra circa cinque-dieci anni. Gli ultimi, cioè quelli che hanno ottenuto le concessioni più recenti, dovrebbero chiudere tra circa vent’anni.

Ad esempio il giacimento di Porto Garibaldi Agostino si trova a largo di Cervia, in Romagna, è in concessione all’ENI ed è sfruttato da sette piattaforme di estrazione. La concessione risale al 1970 ed è stata rinnovata per dieci anni nel 2000 e per cinque nel 2010. In caso di vittoria del sì, l’ENI potrà ottenere una seconda e ultima proroga per altri cinque: dopo sarà costretta ad abbandonare il giacimento, anche se nei pozzi si trovasse ancora del gas.

Altri sono i rischi e le considerazioni che ci portano a votare per il Sì.

Lo sfruttamento fino alla fine della vita utile dell’impianto  non risolverà i nostri problemi energetici: le riserve certe nei mari italiani equivalgono a 6-7 settimane di consumi nazionali di petrolio e 6 mesi di gas.  Le trivellazioni causano subsidenza, il progressivo sprofondamento del fondo di un bacino marino. In mari chiusi come l’Adriatico e il Mediterraneo il disastro ambientale in caso di incidenti sarebbe amplificato .

Non dimentichiamo  il disastro causato dalla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico nel 2010, un intero ecosistema distrutto. Per la scansione dei fondali viene utilizzato l’air gun, spari di aria compressa che generano onde che “leggono” il sottosuolo. Alcuni animali vengono danneggiati con lesioni e perdita dell’udito a causa dell’air gun.

Per queste ragioni come democratici appoggiamo le ragioni dalle nove regioni che hanno promosso il referendum e di associazioni come  WWF, Legambiente e Greenpeace, le trivellazioni vanno fermate per evitare rischi ambientali e sanitari. Vanno fermate perché serve una logica lungimirante e rispettosa del nostro territorio che guarda alle rinnovabili e alla conversione green dei nostri impianti produttivi.

Il 17 Aprile voteremo e vi chiediamo di votare per il sì al referendum.

Riteniamo altresì grave il messaggio lanciato ai cittadini che invita a non andare a votare, privandosi così del diritto dovere di voto. Dai territori serve un confronto chiaro e approfondito. Chiediamo la convocazione della direzione provinciale del Partito Democratico o meglio l’assemblea.  I reggiani meritano di sapere come il partito di governo del territorio si esprime su questa consultazione.

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Il documento è stato sottoscritto da:

Dario De Lucia, consigliere comunale Reggio Emilia
Silvia Prodi, consigliera regionale Emilia Romagna
Mirko Tutino, assessore all’ambiente del Comune di Reggio Emilia
Lanfranco De Franco, consigliere comunale Reggio Emilia, segretario PD Centro Storico
Alessandra Rompianesi,  assessora all’ambiente del Comune di Quattro Castella
Paolo Gandolfi, parlamentare
Nico Giberti, sindaco di Albinea
Maurizio Paterlini, assessore welfare e cultura del Comune di Castelnuovo di Sotto
Roberto Grassi, iscritto PD
Irene Lanza, assessora all’ambiente del Comune di Rio Saliceto
Scarpino Salvatore, consigliere comunale Reggio Emilia
Daniele Menozzi, consigliere comunale Albinea, Segretario PD Albinea
Roberta Pavarini, consigliera comunale Reggio Emilia, Coordinatrice dei circoli PD
Gianluca Cantergiani, consigliere comunale Reggio Emilia
Federica Franceschini, consigliera comunale Reggio Emilia

Se a Reggio Emilia volete contribuire a informare i cittadini sul referendum e aiutarci a raggiungere il quorum potete contattare su facebook il Comitato Reggio Vota Sì per fermare le trivelle o per mail a votasi17aprile@gmail.com

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