BUON 25 APRILE! SALVIAMO LA COSTITUZIONE!

BUON 25 APRILE! SALVIAMO LA COSTITUZIONE!

 

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Vi auguro di cuore un buon 25 Aprile e vi invito a partecipare alle manifestazioni antifasciste cittadine che si svolgeranno a Reggio Emilia e Provincia. Quest’oggi voglio affrontare con voi un tema politico molto importante che questo autunno, ma anche prima, ci coinvolgerà tutti e che vedrà il paese diviso. A Ottobre al referendum voterò NO a questa riforma costituzionale e faccio mie le tesi dell’ANPI.  

Forse, alle volte, sarebbe più semplice tacere o mettersi da parte o fingersi accondiscendenti. Avete imparato a conoscermi, questo atteggiamento non mi appartiene e non credo debba appartenere a nessuno di voi, soprattutto a chi ha ruoli nelle istituzioni e nei partiti. Sarebbe profondante errato vivere la politica come rinuncia o annullamento delle proprie posizioni, per la ricerca di un mal celato quieto vivere o di una convenienza inopportuna.
Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato il disegno di legge di riforma costituzionale della Ministra Maria Elena Boschi (DDL Boschi) che riforma la Costituzione, ridefinendo la composizione del futuro Senato e abolendo il bicameralismo perfetto per cui i due rami del parlamento avevano uguali poteri.

Prima di leggere le mie conclusioni vi chiedo di leggere il testo della riforma, qui ho riportato senza commenti i punti più importanti:

Come cambierà la composizione del senato con la riforma

  • I senatori non saranno più 315, ma 100. La maggioranza dei senatori (95) sarà eletta dai consigli regionali. Di questi 74 saranno scelti tra i consiglieri regionali e 21 tra i sindaci in carica. Quindi, alle elezioni politiche i cittadini non voteranno più per eleggere i propri rappresentanti al senato, ma dovrebbero poter esprimere una preferenza durante le elezioni regionali.
  • I restanti cinque senatori saranno nominati dal presidente della repubblica per un mandato di sette anni. Non rientrano in questo numero gli ex presidenti della repubblica, che dopo la fine del loro mandato continueranno a diventare senatori a vita. Al momento ci sono sei senatori a vita: gli ex presidenti Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, l’accademica esperta di biotecnologie Elena Cattaneo, l’ex presidente del consiglio Mario Monti, l’architetto Renzo Piano e il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia.
  • Lo stipendio dei senatori sarà a carico delle regioni e non ci saranno indennità aggiuntive per il servizio prestato in parlamento, se non per i senatori a vita e per quelli nominati dal presidente.

Come cambieranno le funzioni del senato

  • Non ci sarà più bicameralismo paritario: il senato non avrà più gli stessi poteri della camera e diventerà camera delle autonomie con parere propositivo di legge. Conserverà il potere legislativo solo per riforme costituzionali, leggi costituzionali, leggi elettorali degli enti locali e ratifiche dei trattati internazionali, leggi sui referendum popolari e il diritto di famiglia, il matrimonio e il diritto alla salute. Molto importante: il nuovo Senato non voterà la fiducia al governo.

Gli altri cambiamenti previsti dalla riforma costituzionale

Il disegno di legge approvato oggi dal senato modifica anche altre parti della costituzione, non solo quella relativa al bicameralismo. Saranno introdotti i referendum propositivi, ma la disciplina in merito è rinviata a un’altra legge. Per i referendum abrogativi, se le firme raccolte dai promotori saranno più di 800mila, il quorum di partecipazione sarà la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della camera. Saranno necessarie 150mila firme e non più 50mila per presentare una legge di iniziativa popolare. Tuttavia verrà data una garanzia per la conclusione del loro esame in parlamento.

  • Il governo potrà chiedere alla camera che alcuni disegni di legge abbiano la priorità all’ordine del giorno e siano votati entro 70 giorni. Sono escluse le leggi bicamerali, le leggi elettorali, le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali, e le leggi che richiedono maggioranze qualificate.
  • Cambieranno le regole per l’elezione del presidente della Repubblica. Il quorum di due terzi sarà necessario per i primi tre scrutini (non più solo per i primi due), mentre per le successive votazioni sarà dei tre quinti (non più maggioranza semplice).
  • Si potrà ricorrere preventivamente alla corte costituzionale per valutare le proposte di legge elettorale.
  • Il consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) sarà eliminato.

 

Qui trovate le riflessioni di ANPI, le riflessioni di ARCI,  quelle del Comitato Salviamo la Costituzione, la tesi dell’associazione Libertà e Giustizia, la riflessione del Presidente emerito della Consulta Gustavo Zagrebelsky.

Come ho scritto, al referendum autunnale io non voterò a favore della riforma.

Quel che mi pone a non supportare questa riforma costituzionale è la perdita di sovranità popolare che subiremo noi cittadini: di fatto il Senato non sarà più votato direttamente e diventa un ente di secondo grado completamente spogliato di poteri (come le Provincie per intenderci).

Considerando inoltre la riforma delle elettorale “Italicum”,  che prevede dei capolista bloccati (in pratica, un terzo dei parlamentari non sarà scelto tramite preferenza) e un premio di maggioranza  di 340 seggi (54%) alla lista in grado di raggiungere il 40% dei voti  si rischia di fatto uno sbilanciamento totale dei rapporti in mano all’esecutivo.

Con la riforma, scrive il parlamentare PD Felice Casson, si rischia di passare da un bicameralismo perfetto ad un bicameralismo confuso, ad un ibrido. Non si istituisce un nuovo Senato delle Autonomie, né tanto meno un Senato delle Garanzie. Quanto ai rapporti tra i due rami del Parlamento, la Camera dei Deputati – numericamente più forte del Senato (di circa sei volte) – diventerebbe la sola titolare del rapporto fiduciario con il Governo (e questo in un’ottica generale ha un senso), ma anche dei poteri (legislativi e d’indirizzo e controllo) più rilevanti, a fronte di un Senato debole e di natura incerta (né organo “di garanzia”, né dotato di funzioni politiche significative). Ciò determinerebbe un monocameralismo di fatto che, seppur considerabile in linea di principio, stride tuttavia con una legge elettorale iper-maggioritaria. Un Senato così concepito, con una legittimazione democratica comunque debole in ragione della mancata o comunque “attenuata” elettività (pur sempre di secondo grado, con la prevista designazione sulla scheda elettorale, ma con una “ratifica” d’incerta natura da parte dei Consigli regionali), finisce con lo smarrire il suo senso. Se, infatti, è condivisibile il superamento del bicameralismo paritario, è anche vero che altre soluzioni sarebbero state preferibili. Un monocameralismo nel quadro di un sistema proporzionale sia pur corretto ovvero una Camera della autonomie dotata di una legittimazione più netta e di poteri più incisivi, ad esempio. Oppure, ancora, un Senato “di garanzia” che faccia da contrappeso reale per tutto su cui, come diceva Bobbio, “la maggioranza non può decidere da sola”. Anche lo statuto delle opposizioni, rimesso alla disciplina del regolamento della Camera, sembra in tal senso non del tutto sufficiente. Così concepita, la riforma neppure determina un rilevante contenimento degli oneri; fine che meglio avrebbe potuto essere perseguito riducendo il numero dei deputati e così riequilibrando anche i rapporti tra i due Rami del Parlamento.

Trovo invece corretta la scelta di superare il bicameralismo perfetto, di abbassare il numero dei parlamentari, il superamento del CNEL, la revisione dei principi per le proposte di legge e referendum. Tuttavia questi aspetti positivi non sono tali da compensare gli aspetti critici di cui ho scritto prima.
Tra le proposte alternative a quella del modello Renzi-Boschi, voglio ritarare fuori dal cassetto quella dei 22 senatori del Partito Democratico capitanati da Felice Casson. In breve: la proposta propone sempre di abolire il CNEL e di superare il bicameralismo perfetto, ma definisce e divide molto meglio i poteri delle due camere. Inoltre dimezza i deputati e lascia solo 100 senatori, però eletti su base regionale. Qui trovate il testo completo della proposta di riforma costituzionale di Casson e degli altri parlamentari PD

 

Concludo invitandovi a prendere una decisione libera e di contenuto. Vi invito infine a mantenere un atteggiamento aperto al confronto e di rispetto delle posizioni differenti alla vostra.

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