Iscrizione richiedenti asilo all’anagrafe cittadina

Iscrizione richiedenti asilo all’anagrafe cittadina

A Reggio Emilia vogliamo che i richiedenti asilo abbiano l’iscrizione all’anagrafe cittadina come era prima del Decreto Salvini. Con la residenza hanno accesso alla salute, istruzione e lavoro e potranno integrarsi.

Con le consigliere Montanari e Mahmood abbiamo scritto un documento firmato da tutta la maggioranza dove chiediamo al Sindaco e alla Giunta di riconoscere il diritto dei richiedenti asilo all’iscrizione nel registro della popolazione residente nel Comune di Reggio Emilia, è a rischio l’accesso alla salute, istruzione e lavoro di queste persone.

Fino all’entrata in vigore del Decreto Legge 113/2018, cosi detto “Decreto sicurezza”, i richiedenti asilo venivano regolarmente iscritti all’anagrafe e avevano accesso a tutti i diritti legati alla residenza. Bisogni necessari e fondamentali come l’accesso alla salute, l’istruzione e il lavoro. Ad esempio c’è necessità di indicare una residenza per l’iscrizione al centro per l’impiego, per l’apertura di un conto bancario o postale, per l’accesso ai corsi di formazione per inoccupati, per il calcolo dell’ISEE, per la patente di guida.

La Gazzetta riprende la notizia per l’iscrizione dei richiedenti asilo all’anagrafe cittadina.

L’art.13 d.l. 113/2018, ha stabilito che il permesso di soggiorno per richiesta della protezione internazionale non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica. Tale disposizione viene interpretata come l’intenzione del legislatore di impedire l’iscrizione anagrafica dei titolari di permesso di soggiorno per richiesta asilo.

La residenza diventa così una concessione anziché il riconoscimento di uno status, a molti titolari di permesso di soggiorno per richiesta asilo non è più stata accettata la richiesta di iscrizione anagrafica, mettendone fortemente a rischio la qualità della vita e la possibilità di integrazione. Per questo molti Comuni in Italia, come la vicina Bologna, si sono mossi forti di diverse espressioni positive dei tribunali italiani verso quello che prima del Decreto Salvini era realtà: il riconoscimento di queste persone all’anagrafe cittadina. 

Anche sotto il profilo della sicurezza è molto più utile censire e registrare la popolazione, anziché relegare alcune categorie in un limbo senza possibilità di contatto, domicilio, identificazione.

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