Il tema della visita al congiunto: è un coming out involontario ma gestibile

Il tema della visita al congiunto: è un coming out involontario ma gestibile

Il Governo ha precisato, in una seconda nota stampa, che la visita ai congiunti, ovvero parenti e persone a cui si è legate da uno stabile legame affettivo, non comprende gli amici.

Tutto chiaro salvo il problema che centinaia di migliaia di persone in Italia si troveranno potenzialmente nelle condizioni di fare coming out (dichiarare il proprio orientamento sessuale), dichiarando nel corso di un controllo da parte delle forze dell’ordine di essere omosessuali.

Si tratterebbe di una sorta di coming out “forzato” relativo al proprio affetto stabile, fidanzata o fidanzato.

Io e la consigliera Fabiana Montanari proviamo a fare chiarezza dopo aver sentito i legali di Arcigay e esserci informati dalla forze dell’ordine.

Se il problema può considerarsi superato per alcune persone o magari di poco conto per chi abita in grandi metropoli, per chi abita in piccoli paesi la cosa è molto diversa: essere omosessuale in certe realtà viene visto ancora come uno stigma.

Inoltre il problema si pone per le persone ancora minorenni che vivono con i genitori e non sempre hanno dichiarato in famiglia il proprio orientamento.

Omofobia e transfobia nel nostro paese sono ancora piuttosto diffuse e questo comporta la necessità di una maggiore tutela verso le persone LGBTI* quando esse siano restie a dichiarare il proprio orientamento sessuale e identità di genere.
Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni e preoccupazioni da parte di giovani ragazze e ragazzi di Reggio Emilia e della Provincia che abitano in piccoli paesi rispetto a questo problema. Vogliamo però tranquillizzarvi.

L’autocertificazione è un documento di natura essenzialmente dichiarativa che mira a informare le forze dell’ordine in punto ai motivi per cui ci si muove, che debbono rientrare in un elenco specifico già pre impostato per facilitare i cittadini nella compilazione.  Tutti i dati in esso contenuti sono coperti dalla privacy e non possono in alcun modo essere diffusi: servono unicamente per permettere di controllare se quanto affermato risponda o meno al vero.  Questa precisazione è molto importante perché riportare informazioni false o non sottoscrivere l’autocertificazione può esporre sia a sanzioni che a denuncia penale.  

Tuttavia non esiste alcun obbligo di rivelare le generalità dell’affetto stabile. Dato estremamente positivo perché se ne tutela la privacy.

Detto questo, in caso di controllo, è sempre bene essere il più sinceri possibili: evitare un coming out infatti potrebbe impedire l’indagine in punto a quanto autocertificato esponendoci a una sanzione.

E’ bene quindi spiegare che si sta andando ad incontrare il proprio affetto stabile, findanzato/a e richiedere, qualora fosse necessario, di non dare le generalità della persona che si sta andando ad incontrare e specificare il motivo.  

E’ anche possibile, in caso di presenza di più persone (in ipotesi di posto di controllo effettuato in un parco o in una zona di ampio passaggio) richiedere alle forze dell’ordine di spostarsi in un luogo non affollato per spiegare la situazione.

Un dialogo aperto e sincero con l’operatore che vi trovate di fronte è probabilmente un ottimo modo per evitare la sanzione, dando il maggior numero di informazioni possibili al fine di non mettere in eccessiva difficoltà né la vostra persona né il partner che vi attende.

A questo proposito riportiamo le parole di Alberto Nicolini, presidente di Arcigay Gioconda Reggio Emilia: Invitiamo le forze dell’ordine a continuare a rispettare la delicatezza delle situazioni personali, comprendendo la difficoltà di chi si troverà costretto a confidare quello che è un dato sensibile in fase di controllo, magari per la prima volta nella vita. Rimaniamo inoltre a disposizione di chi nella comunità LGBTI+ ha bisogno di delucidazioni prima di andare a visitare “il congiunto”, sia questi la fidanzata, il ragazzo, o la suocera del coniuge unito civilmente; abbiamo già chiesto pareri alla nostra consulente legale, che rimane a disposizione gratuitamente per consulenze mirate su casi specifici e questo servizio resterà attivo in tutto questo periodo tramite i nostri canali social. Insieme sapremo trasformare queste limitazioni in un presupposto per il maggiore riconoscimento delle coppie e delle famiglie LGBTI.

Per richiesta informazioni e supporto potete contattare Arcigay Gioconda al numero: + 39 347 307 2286info@arcigayreggioemilia.it

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