Aemilia non sia solo un processo, ma una riflessione per la città e la politica

Aemilia non sia solo un processo, ma una riflessione per la città e la politica

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Oggi incomincia il primo processo per mafia celebrato in Emilia-Romagna. E’ il processo Aemilia.

Dopo i patteggiamenti e gli abbreviati – ancora in attesa di giudizio di primo grado a Bologna – entra ora nel vivo a Reggio Emilia, città considerata l’epicentro dell’intera inchiesta sul radicamento della ‘ndrangheta in Emilia. Sono 147 gli imputati che hanno scelto di essere processati con rito ordinario, 34 sono accusati di associazione mafiosa.

Che Aemilia non sia solo un processo giudiziario ma diventi un passaggio di espiazione e di analisi per questo territorio. Che Aemilia sia anche di formazione alla cultura della legalità. Partecipiamo come cittadini a qualche seduta del processo e parliamone con gli amici e i nostri cari. I professori portino i ragazzi a vedere il processo e discutano con loro in concreto, nuovamente, ancora una volta, su cosa è la mafia, l’omertà e su cosa possiamo fare come cittadini.

Per non sentirsi inermi qui trovate le cinque azioni suggerite dall’Associazione antimafia Cortocircuito che ogni cittadino può fare ogni giorno contro le mafie.

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Faccio una riflessione come amministratore e da iscritto al Partito Democratico. La faccio in libertà non come critica o per prestare il fianco a analisi politiche riduttive e faziose. La lotta alla mafia e la legalità devono riguardare tutti. Se riduciamo la discussione a una lotta tra bande politiche è la fine della dialettica a vantaggio della comunità.

Parto dal partecipato e meraviglioso corteo antimafia degli studenti di Lunedì 21 Marzo da dove sono giunti anche  attacchi al PD per il caso di Coffrini.  Dobbiamo fare una riflessione politica profonda e collettiva. Se un prete (Don Luigi Ciotti è stato stupendo nel suo discorso) e gli scout sono più di sinistra di noi e riempono le piazze, dobbiamo ripensare i nostri contenuti e i nostri modi di fare politica.

Ad oggi nessun membro del Partito Democratico e dei passati partiti che lo hanno fondato sono indagati in Aemilia. L’unico esponente politico nel’inchiesta è Giuseppe Pagliani di Forza Italia che ancora siede in Consiglio Comunale di Reggio Emilia per il suo partito.

Incominciamo però a ragionare come Partito Democratico perchè l’analisi non può essere di breve raggio e dovuta alla contingenza del momento. Servono incontri pubblici con la cittadinanza (non solo nelle sedi PD con i militanti), serve riprendere una narrazione più onesta sul caso di Coffrini a Brescello (che non è un mafioso, ma una persona che ha disonorato il suo incarico istituzionale con frasi che non rendono onore a tutti gli amministratori reggiani) . 
Serve riprendere lo studio dei documenti della Direzione Investigativa Antimafia e della Commissione Antimafia. Serve ascoltare e non lasciare solo chi porta elementi di analisi anche all’interno della nostra famiglia, come il Sindaco Enrico Bini e altri.

Lo scrivo perché il processo durerà anni e non possiamo permetterci di arrivare impreparati anche in caso emerga che un amministratore del centrosinistra sia coinvolto. Chiariamo fin da subito quale sarà la posizione del Partito Democratico, discutiamo insieme ora.

Bene la black list per le imprese e la revisione dei protocolli antimafia messa in campo dal PD reggiano. Faccio due proposte, secondo me importantissime, per le nostre amministrazioni per il contrasto alla mafia. La prima è la decisione di non utilizzare più il massimo ribasso e di estendere la clausola di salvaguardia ai lavoratori nei passaggi tra appalti.

Non stiamo parlando di fantascienza, qui trovate il protocollo approvato dal Comune di Bologna con sindacati, associazioni di categoria e cooperative nel Luglio 2015.

La seconda azione che mi permetto di suggerire è la sottoscrizione a tutti i nostri amministratori  e candidati, a partire da quelli che vanno al voto alle amministrative 2016, della Carta di Avviso Pubblico 

Ripeto, scrivo senza volontà di critica ma come proposta di discussione, perché tra noi democratici possiamo raccontarcela quanto ci pare ma fuori c’è un mondo che ragiona e va a un’altra velocità. Se i tuoi figli non si riconosco più in te come padre ti devi mettere in discussione. Composta da 23 articoli, la Carta indica concretamente come un buon amministratore può declinare nella quotidianità i principi di trasparenza, imparzialità, disciplina e onore previsti dagli articoli 54 e 97 della Costituzione. Tra questi ci sono norme sul contrasto al conflitto di interessi, al clientelismo, alle pressioni indebite, trasparenza degli interessi finanziari e del finanziamento dell’attività politica, scelte pubbliche e meritocratiche per le nomine interne ed esterne alle amministrazioni, piena collaborazione con l’autorità giudiziaria in caso di indagini e obbligo a rinunciare alla prescrizione ovvero obbligo di dimissioni in caso di rinvio a giudizio per gravi reati (es. mafia e corruzione), oltre al non accettare regali e rendere pubbliche le proprie appartenenze a associazioni o incarichi. Una linea di trasparenza e correttezza che sposo in pieno.

Per intenderci,  se al momento della candidatura Coffrini avesse sottoscritto la Carta di Avviso Pubblico si sarebbe dovuto dimettere subito.

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